Nato a Como nel 1907, ultimo dei quattro figli di Leone e Marie Dubied, entrambi originari del Cantone di Neuchâtel, Carlo Leone Montandon ha compiuto gli studi di Economia in Svizzera e ha operato per tutta la vita nell’ambito dell’industria del cemento, ricoprendo per molti anni la carica di Amministratore Delegato di una delle maggiori e più antiche cementerie d’Italia. Ha sposato nel 1934 Greta Salis Samaden di Vienna, da cui ha avuto tre figlie.
La personalità di Carlo Leone Montandon era fondamentalmente positiva: la sua fede nelle capacità di ogni uomo era incrollabile. Nessuna delle delusioni e sofferenze che ha dovuto affrontare ha potuto cancellare in lui questo fondamentale sentimento di fiducia nel prossimo; neppure l’infinito dolore per la prematura morte della figlia maggiore, Gabriella, lo ha distolto dall’occuparsi, sempre con grande discrezione, del benessere di quanti il destino gli aveva posto accanto, e nemmeno la grave, dolorosissima malattia che nel 1977 ha stroncato la sua vita laboriosa, ha potuto inasprire la dolcezza del suo carattere o indebolirne la forza.
Negli anni ’60, Carlo Leone Montandon istituì, fra i primi in Italia, grandi ed efficienti strutture sportive per quello che ancora non si chiamava “tempo libero” di quanti lavoravano in fabbrica e per le loro famiglie. Egli volle anche che venisse aperto in stabilimento uno spaccio alimentare a prezzi minimi e supportò, in paese, l’istituzione e il costante miglioramento della Scuola Materna che oggi porta il suo nome.
Con singolare preveggenza, insistette sempre affinché venisse fatto ogni sforzo possibile per ripristinare le “ferite” inferte alla terra nell’indispensabile estrazione della materia prima per il cemento. Oggi decisioni simili sembrano ovvie, ma non lo erano affatto negli anni in cui Carlo Leone Montandon dovette battersi contro l’incredulità e perfino l’ironia di molti. Tuttavia, a distanza di anni, gli interventi da lui voluti hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento del primo premio attribuito dalla Comunità Europea in questo campo.
Le cose belle e buone piacevano a Carlo Leone Montandon ed egli spesso aiutava i giovani artisti che riteneva meritevoli.
Ha viaggiato moltissimo, per lavoro o per diporto, coltivando amicizie in tutto il mondo perché ogni persona era importante per lui ed egli stesso è stato riconosciuto per l’uomo che era da tante, tante persone.
Egli non vorrebbe certamente che si rivelasse quanta gente - amici, conoscenti, persone conosciute per caso - ha aiutato in silenzio, quante situazioni ha sanato, semplicemente perché riteneva suo dovere farlo, dato che ne aveva la possibilità.
Carlo Leone Montandon è rimasto in ogni momento della sua vita fedele al proprio severo codice morale, che pretendeva prima di tutto il massimo da se stesso, ma allo stesso tempo accordava tutta la fiducia possibile agli altri.
È per tutto ciò, e per molto altro ancora, che si è voluta istituire una Fondazione culturale a suo nome. Carlo Leone Montandon, a venti anni dalla morte, è sempre nel cuore di quanti lo hanno conosciuto personalmente e sono numerosissime le testimonianze in tal senso, ma il tempo scorre veloce: la Fondazione porterà nel secolo nuovo la memoria di un Uomo che aveva fiducia nei propri simili e in suo nome si adopererà per sostenere, nei limiti del possibile, coloro che troveranno in se stessi la voglia di migliorare.
Sierre, 1997
Mariena Mondelli Montandon, Presidente della Fondazione Carlo Leone Montandon