Quaderni

Indice

3 - Prefazione di Henri-Paul Francfort
6 - Generalità / Introduzione
9 - Inquadramento / Situazione geografica / Popolamento e popolazione / Situazione storica
15 - Conoscenza delle incisioni / Conoscenza locale / Conoscenza occidentale
19 - Area di studio / Suddivisione dell’area di studio / Difficoltà
23 - Metodo di lavoro / Fase preparatoria / Censimento dei siti rupestri
33 - I siti rupestri / Documentazione / Ripartizione
41 - Le rocce scolpite / Metodologia/rilevamenti / Supporto/materiali
49 - Le incisioni / Aspetto delle incisioni / Classificazione tematica delle incisioni / Commento cronologico e stilistico
75 - Conclusioni
79 - Bibliografia

Nelle sterminate valli dell’Himalaya il sole brucia e il vento ghiacciato delle cime soffia con forza sulle rocce aguzze così come sui sottili fili di verde che serpeggiano lungo i fiumi. In questi paesaggi austeri e grandiosi, propizi alla peregrinazione meditativa, gli uomini hanno nei secoli scolpito e impresso delle immagini nelle rocce. Queste rappresentazioni rupestri, i geroglifici, sono immobili testimoni del passaggio di popolazioni, di alcune loro attività e del loro immaginario.
Martin Vernier, con il suo “Exploration et documentation des pétroglyphes du Ladakh 1996-2006“, pubblicato grazie all’aiuto della Fondazione Carlo Leone et Mariena Montandon, ci offre un’analisi aggiornata della ricerca sull’arte rupestre di questa regione. Più di cento siti e una dozzina di migliaia di incisioni costituiscono un raccolta considerevole di informazioni accessibili attraverso un data-base digitale di immagini e di mappe. In queste gigantesche gallerie a cielo aperto, ci si imbatte in rappresentazioni di tutti i periodi: maschere, guerrieri curiosamente armati e acconciati, scene di caccia e numerosi animali, yak, cavalli, cervi. Tratti caratteristici permettono di datare le immagini più antiche all’età del bronzo e all’età del ferro. In modo affascinante, gran parte di queste rappresentazioni si ricollegano all’universo ben conosciuto dei petroglifici dell’Asia centrale, delle steppe e delle montagne del Kazakistan e della Siberia meridionale, dimostrando dei legami storici con regioni situate ben più a nord, e ciò nonostante il fatto che tra il Ladakh e queste steppe e queste montagne si estendano le immensità sabbiose e inospitali del Taklamakan. I petroglifici qui repertoriati completano gli sforzi di ricerca perseguiti per anni dalla Missione Archeologica Francese in Asia Centrale sui petroglifici e le tombe nomadi nelle steppe, così come le scoperte della Missione Archeologica Franco-Cinese della Keriya (Xinjiang, RPC) nel Taklamakan. Questa ricerca non solo prova che le alte montagne non sono affatto delle “barriere naturali” ma anche che i legami tra l’Asia centrale e il Nord dell’India non si limitano soltanto ai due episodi riportati dai testi delle migrazioni indo-ariane nel secondo millennio e dei Saka nel secondo secolo. Queste relazioni sono state costanti e sono molto antiche: i petroglifici del Ladakh contribuiscono largamente a scrivere questa storia. E’ quindi con piacere che scrivo la prefazione di quest’opera, anche perché suppone una questione che sta a cuore a tutti i ricercatori: quella della conservazione di questo patrimonio, minacciato soprattutto da fattori antropici. La presa di coscienza locale e internazionale del valore del patrimonio rupestre è importante e il presente libro concorre a portare avanti e sostenere questa causa.
Questo Quaderno è disponibile solo in lingua francese.

ISBN 978-88-7185-134-1